Ventesimo Natale per Abba Marcello a Soddo, nella diocesi che l’ha accolto, allora guidata dal Vescovo marchigiano Domenico Marinozzi. Chi ascolta i racconti di questo ragioniere pesarese, che oggi ha 72 anni, chi ha l’opportunità di vivere alcuni giorni con lui, nel suo Centro, lo Smiling Children Town, ha quasi l’impressione di trovarsi in un’altra dimensione, quale, di questi tempi, è la dimostrazione di un amore totale verso i poveri, in particolare i ragazzi, i giovani.
Centinaia di bimbi presi dalla strada con l’opportunità di cambiare vita, di studiare, laurearsi, trovare un lavoro. Uno di questi è Wondesen, 29 anni, direttore del Centro. Due lauree, ha voluto ringraziare Abba Marcello per avergli cambiato la vita decidendo, dopo il percorso di studi, di restare con lui e prendere in mano con autorevolezza una realtà complessa. Una favola moderna, quella vissuta da Marcello Signoretti, che come molte fiabe era cominciata davvero male.
Non voleva sposarsi perché attorno a se vedeva solo storie di violenze famigliari. Succede invece che trova Margherita, la donna dei suoi sogni. Decide di sposarla, ma dopo pochi mesi lei muore per una brutta malattia. Lui è disperato e tra l’altro si trova costretto a girare ospedali in tutt’Italia per accudire i genitori. Una vita maledetta. “la vita, tuttavia – commenta Marcello – è nelle mani nostre e di Dio”.
Così decide di cambiare pagina. O perlomeno chiede il permesso a Colui al quale si è affidato. Permesso accordato, ma non alle condizioni che si immaginava. Niente India, ad esempio. E nemmeno Comboniani o Salesiani che costituivano il “piano B”. L’indirizzo giusto alla fine è quello fornito dai Cappuccini di Recanati: Etiopia, Wolayta, Soddo. Una città che in pochi anni, anche grazie alla Missione Cappuccina e al lavoro di Abba Marcello ha quasi raddoppiato i suoi abitanti e accresciuto in modo considerevole il suo tenore di vita.
Uno sviluppo che è passato anche attraverso gli acquedotti, i pozzi, le scuole, le chiese, le realizzazioni curate o comunque sostenute da Abba Marcello. Una delle esperienze che più colpiscono è la fabbrica di mattoni che impiega persone non vedenti, uomini e donne. Si trova alla periferia della città . L’idea di fabbrica non rende quello che si vede e quello che i ciechi fanno, senza potersi vedere. In silenzio, con espressione apparentemente assente, scavano la terra rossa, con una “barella” di legno la gettano in una larga pozza d’acqua dove questa terra viene calzata, a piedi nudi, fino a formare quell’impasto che poi viene utilizzato, attraverso stampi metallici, per dare forma al mattone. Ogni giorno, con questo meccanismo, vengono sfornati centinaia di pezzi, poi introdotti nell’edilizia cittadina.
A Soddo è difficile pensare a ciechi impiegati nei centralini. Uomini e donne ogni giorno, lottano per sopravvivere: coltivano i campi con aratri trainati dai buoi, o sono impegnati ad approvvigionarsi di acqua. Un viavai continuo, di contenitori in plastica di color giallo, di tutte le dimensioni, trasportati a mano, in spalla o su asini. Già è difficile vivere in condizioni normali, per le persone svantaggiate diventa proibitivo. Ecco perché la fabbrica dei mattoni, come la scuola per bambini ciechi, diventano punti di riferimento importanti nella difesa della dignità umana in questa terra, tra le più ricche di risorse, ma più povere per reddito e prodotto interno.
Sarebbe, tuttavia, fuorviante pensare che l’attività di un missionario mettesse in secondo piano un’intensa azione pastorale. Nella parrocchia di Bughe Ghennet si festeggiano tre matrimoni, in quella di Obicia Badda addirittura 50 battesimi, di neonati ma anche di adulti. Sono anche gli effetti del Giubileo. Come si è celebrato il Giubileo in Africa?. “ Nella mia parrocchia – racconta Abba Marcello – abbiamo organizzato due pellegrinaggi, per giovani e adulti, fino alla Cattedrale di Soddo. Diciotto chilometri a piedi fino alla Porta Santa. E’ stato commovente, in una terra abituata a vivere le tragedie come punizioni divine, riscoprire la misericordia di Dio.
Un salto culturale importante. Ho visto gente piangere, scoprendo, anche grazie a questo Giubileo, che l’amore di Dio è infinito, che ti sta vicino, soprattutto nelle difficoltà, che non ti abbandona mai”.
Articolo scritto da Vincenzo Varagona giornalista della Rai marchigiana, e pubblicato sul giornale “ Il Nuovo” il 25 Dicembre 2016.