Miei cari amici,
mi chiamo Wondewosen Assefa, sono il direttore dello “Smiling Children Town” ho 34 anni, sono cattolico e nativo di Soddo, cittadina al centro dell’Etiopia e precisamente nella regione del Wolayta, ove vivo tutt’ora. Sono l’ottavo di undici figli, tutti coniugati all’infuori di un mio fratello minore.
Poche parole per informarvi sulla ragione per cui da fanciullo, sono diventato un bambino di strada.
Avevo otto anni circa, quando ho capito che tutta la responsabilità della famiglia pesava su mia madre, che io ritengo una delle più’ grandi e coraggiose madri del mondo. Mio padre lavorava in una regione lontana dalla mia terra e non sempre riusciva a mandare il suo salario a casa per le varie necessità della famiglia.
Un giorno mia madre si trovò in grave difficoltà a provvedere per la cena per noi figli, ma non trovò il coraggio di dircelo, che quella sera la cena non ci sarebbe stata. Uscì sorridendo dalla stanza dove eravamo riuniti tutti noi, e poi nascondendosi nella stanza attigua, iniziò a piangere. Lei non mi vide, ma io di nascosto e con grande tristezza assistetti a quella scena.
Il mio cuore, seppur piccolo, capì che mia madre aveva fatto di tutto per procurarci la cena, ma senza riuscirci.
Quello fu il momento in cui decisi di lasciare la casa per poter aiutare mia madre. Era stato, anche il motivo principale che mi spinse ad abbandonare la casa e portarmi sulla strada per fare qualcosa per guadagnare degli spiccioli al fine di aiutare mia madre a mandare avanti la casa e dar da mangiare ai miei fratelli più piccoli.
Mi ritengo un ragazzo fortunato perché il giorno dopo la mia scelta, incontrai Abba Marcello in chiesa, dove svolgevo il ruolo di chierichetto e servivo l’altare. Dopo la S. Messa, insieme agli altri ragazzi andammo in sacrestia e Abba Marcello ci seguì congratulandosi con noi per il servizio svolto all’altare ed al Sacerdote, dandoci 10 birr – moneta etiope (era una discreta somma per noi bambini), e si raccomandò di non dire a nessuno di questa regalia che ci aveva donato. Queste parole, Abba Marcello le pronuncia sempre quando aiuta qualcuno, perché non vuole che si sappia.
Dopo aver ricevuto quei 10 birr, saltando e sprizzando gioia corsi subito da mia madre, dicendogli: “mamma, mamma, un uomo bianco dopo la Santa Messa mi ha dato 10 Birr ” e gli consegnai quei preziosi spiccioli.
Ho ripetuto tante volte questa frase a mia madre dicendole che ero felice. Mia madre, ridandomi 5 birr indietro mi suggerì di stare vicino a questo uomo bianco. Fu questo il momento in cui iniziò la mia amicizia con Abba Marcello.
In quel periodo Abba Marcello non era ancora prete e dopo aver finito il suo tempo di volontariato, arrivò per lui il momento di far ritorno in Italia. Noi ragazzi eravamo contenti di stare con lui, ma anche molto dispiaciuti e tristi per il ritorno nella sua patria. Ma Abba Marcello, salutandoci ci promise che sarebbe ritornato per rimanere in Etiopia per sempre pronunciando la frase: “questa sarà la mia casa “.
Con il suo ritorno e la sua permanenza a Soddo, è iniziato per noi un nuovo giorno e una nuova vita. Abba Marcello, è stato per noi ragazzi più di un padre. Ci aiutava continuamente, apprezzandoci, dandoci suggerimenti, incitandoci a comportarci bene e fare cose buone e così facendo Dio ci avrebbe sempre aiutati.
Inoltre mi spronava dicendomi: “ tu potrai diventare un uomo utile per la tua gente. Va a scuola, studia, credi in te stesso, io sarò sempre vicino a te per aiutarti, mi curerò di te e un grande futuro ti aspetterà se tu metti tutta la tua buona volontà per riuscire”. Quante volte mi ha spinto a fare cose buone, studiare, prepararmi per il mio futuro. E’ incredibile, capire quanto ha fatto per me e per gli altri ragazzi e tuttora sta facendo. Ci consigliava ed ancora lo fa, di pregare ogni giorno il buon Dio, per lui è sempre presente e ci aiuterà tutte le volte che ci troveremo in difficoltà.
Proprio grazie all’aiuto di Dio ed Abba Marcello, sono riuscito a crescere bene fino a completare i miei studi dalle elementari fino all’Università.
Senza l’aiuto di Abba Marcello, ora non saprei dove mi sarei trovato ed in quali condizioni. Ringrazio Dio continuamente, anche per aver contribuito a migliorare la vita della mia famiglia e ora in accordo con i miei fratelli abbiamo deciso di costruire una nuova casa per mia madre.
Noi ragazzi del Centro, vogliamo molto bene ad Abba Marcello e gli auguriamo lunga vita e che Dio stia sempre con lui per sostenerlo in questa sua difficile missione.
Dopo la mia laurea ottenuta con sacrifici ed a pieni voti, sono stato assunto nel Centro per ragazzi di strada (“Smiling Children Town “) che Abba Marcello a costruito a Soddo e successivamente ne sono stato nominato Direttore. Ruolo che cerco di svolgere al meglio e di cui sono molto orgoglioso.
Questa che ho raccontato è la storia della mia vita, ma che per me rappresenta un percorso molto importante, in quanto iniziata quando ero un bambino di strada a Soddo, e dopo aver completato tutto il percorso di studio, ho raggiunto il mio attuale ruolo di responsabilità nel Centro. Intendo mettere il mio lavoro che svolgo nel Centro, al servizio dei ragazzi al fine di aiutarli ad uscire dalla loro condizione di bambini di strada e dare loro la possibilità di studiare e trovare un lavoro dignitoso.
Wondewosen Assefa
Con i bambini capirsi è semplice. Quando ti prendono per mano, hanno già scelto di fidarsi di te.
(Valvirdis, Twitter)