Questo viaggio lo abbiamo voluto, perché siamo persone che hanno voglia di scoprire, per curiosità e soprattutto per necessità, quello che relazioni in un mondo molto diverso da nostro riescono a trasmetterci con il desiderio di lasciarci trasformare in “umani” migliori.
Ciò premesso, il classico “vado per fare esperienza” non la racconta tutta su quello che ci ha spinto a fare un viaggio così speciale. E la straordinarietà del viaggio non é certo negli aspetti materiali: a Soddo siamo stati nutriti, accuditi, accolti come ospiti d’onore per 18 giorni.
Il viaggio per me, Cristiano di Santa Croce, è nato dalla determinazione di alcune ragazze della nostra comunità di andare alla scoperta “frontale” di mondi e di incontri mai direttamente sperimentati. Le stesse, mi hanno chiesto di aiutarle ad organizzare una esperienza in Africa e dopo qualche giorno, mi viene segnalato che Marco Signoretti stava proponendo una esperienza estiva di volontariato per l’Etiopia e precisamente a Soddo che era qualcosa di diverso rispetto alle conosciute e meritevoli esperienze che lo stesso Professore realizza da anni con gli studenti delle high schools pesaresi. Essendo coinvolto anche nell’attività missionaria della Diocesi, conoscevo per fama il fratello Marcello e il suo apostolato in terra Etiope. Questa era una occasione unica e privilegiata per conoscere questo uomo di Dio; è stato inoltre un onore essere chiamati da lui a collaborare.
Dovevamo vivere insieme ai ragazzi di strada che hanno intrapreso un percorso formativo e di studio presso il Centro “Smiling Children Town” accompagnandoli durante una parte delle loro vacanze, soprattutto con una attività didattica che da una parte fosse utile, dall’altra fosse svolta in termini leggeri, senza esami o voti, con risvolti possibilmente divertenti e ricreativi. Era richiesto poi di organizzare anche il resto del loro tempo proponendo nuovi giochi e forme di aggregazione per estendere e qualificare il tempo dell’incontro che ci avrebbe visti presenti dall’11 al 28 Agosto 2019.
Senza conoscere molto delle composizioni per età e dei livelli scolastici che avremmo incontrato, abbiamo sviluppato le basi per due corsi, uno di informatica e uno di inglese, creando anche degli “spazi di fuga” per poter creare qualcosa di diverso alla luce delle necessità che avremmo trovato in loco. Abbiamo poi messo insieme le esperienze dei giovani partecipanti al viaggio sulle attività creative e sui giochi di gruppo, raccolto offerte tra amici, parenti e colleghi di lavoro, procurato 8 computer portatili, un proiettore, un paio di valigie di cancelleria e siamo partiti.
Arrivati al Centro “Smiling Children Town” di Soddo, l’assalto dei 130 bambini è stato immediato, non c’è stato spazio per le presentazioni, dopo mezz’ora eravamo chi sui campi da calcio, chi su quello di pallavolo, chi ballava e chi giocava a dama, con scacchiera Etiope (disegnata su cartone) pedine Etiopi (tappi di bottiglia colorati) e regole Etiopi.
Dal giorno successivo, previa riunione serale con il Direttore Wondesen e Abbà Marcello, i ragazzi sono stati divisi in 3 sottogruppi, per fasce di età, capacità, necessità, inclinazioni e ci sono stati affidati per i corsi. Diciamo subito che allo “Smiling Children Town” non esistono problemi di disciplina, ma regna l’attenzione, la solidarietà piena coi compagni in difficoltà, la voglia di imparare, l’apprezzamento per il lavoro dei volontari, continuamente ringraziati per la loro presenza e attenzione alle loro necessità. Il clima è quasi irreale per quanto sereno.
Fin dal primo momento le preoccupazioni si sono sciolte, ci siamo resi conto che ci rendevamo utili, che in tutti c’era voglia di essere li in quel momento, ognuno nei propri ruoli, c’era insomma in tutti il desiderio e la felicità dell’incontro. Fratelli piccoli e grandi che non si sono scelti ma che la vita ha fatto incontrare. E allora da li in avanti è stato un susseguirsi di giorni pieni, intensi, belli e per questo passati in un attimo, giorni di lavoro e di gioco, di confronto e di incontro.
I bambini che abbiamo incontrato si hanno dato emozioni, ti prendono talmente tanto che in un contesto del genere possono anche distrarti da una profonda riflessione sul resto, in particolare sugli altri eroi (missionari in Africa), cioè, quelli che le scelte le hanno fatte …. pesanti, coraggiose e rivelatrici della loro gioia di vivere; quelli che si sono messi in gioco da adulti responsabili, per i bambini e per tutti i bisognosi che incontrano. Quelli che mi mettono in crisi con me stesso e di fronte alla mia scarsa capacità di azione.
Se Abbà Marcello fosse solo il personaggio di una storia, potrebbe già essere il personaggio di un libro di successo, una vita di sconvolgimenti profondi e di “eccomi” in risposta alle chiamate (plurale) di Dio. Ma il problema per me è che Abbà Marcello esiste davvero, incontra la “sua gente” come lui è solito chiamarla, senza condizioni, si lascia coinvolgere e non dimentica, ne la gente si dimentica di lui.
E’ necessario inoltre purificare il proprio spirito di servizio sull’esempio di persone come Abba Marcello, rifuggendo dalla tentazione istintiva di cercare un risultato di pubblica riconoscenza.
Ad Addis Abeba, nel parcheggio dell’aeroporto, esclusivamente preoccupato di riprendere il controllo delle valigie, essendoci qualche soggetto sospetto nei paraggi, sento una voce: “Ciao Luigi, sono proprio contento di averti conosciuto ……”. “Grazie, Abbà Marcello per avermi voluto bene per quello che sono, spero di ritornare ad imparare ancora qualcosa.”. Luigi Gabrielli