L’Europa ha bisogno dell’Africa

L’Europa ha bisogno dell’Africa

Giorgia Nasoni (2011)

Tutto in Africa è diverso, il rapporto con il tempo, un’abitudine alla programmazione che manca.

Si parte per queste terre con la volontà di distaccarsi dal superfluo, dal fastidio per una società costruita per apparire. Ti ritrovi in immense piste di terra rossa, immerso in una natura lussureggiante, prorompente, dai profumi sconosciuti. Là assapori la polvere della siccità, la gioia indicibile del primo temporale che arriva dopo una lunga stagione secca.

La miseria senza fondo e il sorriso della gente. I bambini denutriti eppure gli alberi carichi di frutta. Ci si rende conto che lì la denutrizione comincia dai primi giorni di vita, quando, entrando nei tukul,capanne di fango, paglia e legno, noti donne gravide vivere nello stesso piccolo spazio in cui si trovano gli animali per evitare che di notte, le iene , li possano fare fuori.

Mi guardavo intorno ed ero sin dal primo momento accerchiata da persone con un sorriso stampato sul volto e mi chiedevo: “Come fanno ad essere così felici di vedermi quando nemmeno sanno chi sono?” Erano persone che vivevano pienamente il piacere dell’incontro, lasciando al domani le domande e i problemi.

Noi italiani che ne sappiamo dell’Africa? Solo fame, carestie, caldo…Lo vediamo come un mondo lontano dal nostro e, quando in sei ore di volo si giunge lì, crediamo siano l’anomalia, quando invece il nostro paese industrializzato è l’eccezione.

Vedendo le persone che dormono all’ombra degli alberi, le donne che con passo lento vanno a prendere l’acqua, i bambini scalzi con le loro divise sgargianti che salutano le jeep ai lati della strada, pensi che il tempo là scorra davvero diversamente dal nostro, che in Africa il futuro sia pensare ad arrivar in fondo alla giornata, alla successiva ci si penserà la mattina dopo.

Arrivi in un mondo di poverissimi con il sorriso, partendo da una civiltà di ricchi depressi, un paese di cupi, frettolosi, tremendamente soli e con pochi bambini accanto.

Forse è vero che non esiste alcun uomo sviluppato. Sono ricorrenti nei giornali notizie di uomini belli, ricchi, pieni di interessi e soldi che perdono la vita. Non esiste alcun uomo sviluppato, perché c’è in ogni uomo una fragilità che gli impedisce di realizzarsi pienamente.

Non ci sono persone sviluppate e non ci sono neppure paesi sviluppati. Non c’è il presunto sviluppato che dona al presunto povero. Non c’è al di sopra la mano che dona e al di sotto quella che riceve.

La società è malata ovunque. Non ci sono problemi solo in Africa, ma anche in Inghilterra, in Italia, in Francia. Anche l’Europa ha problemi economici. L’Europa ha bisogno dell’Africa.

L’Europa ha bisogno dell’Africa, per cui bisogna offrire all’Africa l’opportunità di venire in aiuto dell’Europa.

Ma il problema non sono i soldi. Il problema è altrove. E’ il problema umano di persone che si rispettano, si incontrano, si alzano in piedi e smettono di fare le guerre per impadronirsi dei soldi.

Grazie a quest’esperienza, mi sono riscoperta capace di condividere affetto senza parole…giorno e notte ero stuzzicata da domande tanto vere quanto pesanti…Perché io ricca ero lì? E cosa potevo offrire? Forse volevano solo soldi? Ma una volta dati soldi, sarebbero rimasti comunque dipendenti dal mondo occidentale.

Oggi guardiamo gli Africani come se ci portassero via qualcosa, quando invece siamo noi che ci siamo persi, noi che abbiamo perso il senso della vita.