Ho conosciuto un angelo attraverso gli occhi degli Etiopi

Come tantissime persone di questo mondo fino a poco tempo fa, avevo una conoscenza sommaria e una vaga cognizione del mondo missionario, se non per averne sentito parlare dalle persone direttamente o indirettamente coinvolte o dai vari mass media.

Ma poi sempre attratto da questa realtà, ho intrapreso insieme ad altri conoscenti, poi divenuti amici, un viaggio in Etiopia allo scopo di portare aiuti al centro denominato” Smiling Children Town” di Sodo, cittadina ubicata su un altopiano a circa 370 chilometri a sud di Addis Abeba, fondato da Don Marcello Signoretti.

Arrivati a destinazione ci accoglieva, un timido ragazzo Etiope di nome Wondesen, di 26 anni laureato in Economia, il quale dopo averci illustrato come i ragazzi di strada vengono contattati ed invitati a frequentare il centro e tutte le attività che si svolgono all’interno, con lo scopo di dare loro un futuro almeno dignitoso, ci parlava della sua conoscenza di “Abba Marcello”, avvenuta quando lui era uno “street children” ed aveva circa dieci anni; Wondesen ci ha raccontato come Abba Marcello lo aveva aiutato a portare avanti gli studi fino alla laurea e che, senza il suo aiuto, non avrebbe potuto permettersi un corso di studi ed una laurea in quanto la sua famiglia era molto povera. Questo ragazzo si dedica oggi, dopo essersi laureato, ad aiutare i suoi “fratelli” di strada, ed è diventato uno dei responsabili del Centro.

Mentre Wondesen ci raccontava di Abba Marcello definendolo come suo secondo padre, dai suoi occhioni neri e molto comunicativi, oscurati da un cappello con visiera che è solito portare, iniziarono ad uscire dolci lacrime che lentamente solcavano il suo viso, esprimendo una commozione coinvolgente.

Ma, il vero coinvolgimento emotivo, lo si prova quando si conosce realmente quest’uomo speciale, non carismatico, ma umile, sereno e addirittura timido, di grande fede religiosa e con quell’amore che sa trasmettere ai bambini etiopi da “mancato” padre, più che da religioso, come in effetti era prima di vestire l’abito talare. Durante le giornate che abbiamo trascorso insieme ad Abba Marcello nel visitare i vari villaggi e missioni nel sud dell’Etiopia, sono rimasto colpito, dall’accoglienza che riceveva in ogni dove e di come la gente che incontrava con dignità lo ringraziava per tutto ciò che lui aveva fatto per loro, anche se a volte, non proferivano neanche una parola, si leggeva nelle espressioni dei loro occhi quanta gratitudine avevano nei suoi confronti.

Bambini poverissimi a volte completamente nudi che si avvicinavano con i loro occhi sorridenti e carichi di speranza ed urlavano: Abba, Abba, oppure Marcè…Marcè…..oppure l’intercalare tipicamente pesarese Allora….Allora….!!!, o ancora malati e anziani malnutriti che comunque si prostravano innanzi a questo grande uomo e per tutti quanti Abba, con il suo tipico gesto di mettere loro una mano sulla testa, aveva sempre una parola di conforto o una promessa o un gesto di aiuto, morale ed anche economico.

Ho provato una profonda commozione quando ci siamo recati presso una fabbrica di mattoni completamente gestita e composta da lavoranti cechi, mi ha colpito il loro modo di muovere la testa appena hanno udito la voce di Abba Marcello e dopo che lo avevano salutato mi è sembrato di vedere gioia e serenità trasparire dai loro occhi fissi e senza colore. Il momento più commovente dell’intero viaggio è stato la visita al “Children’s Blind Centre di Soddo”, dove vengono raccolti ed assistiti bambini cechi dalla nascita, che frequentano la scuola ed altre attività affinché abbiamo una qualsivoglia futura prospettiva di vita dignitosa.

Il Centro è diretto da un ragazzo anch’egli cieco laureato, molto capace ma con scarsissima sussistenza economica. I ragazzi dormono in stanze con materassi di gomma piuma spesso bucati e sottili come fette di formaggio emmental, che debolmente sostengono il peso sia pur leggero di questi ragazzi, mi si è stretto il cuore nel vedere questi bambini passeggiare nel giardino abbracciati o tenersi per mani a gruppi di tre, quattro o cinque per evitare di cadere o inciampare.

Erano sorridenti immersi in un oasi naturale di sole e colori di fiori variopinti di cui è gremito naturalmente il giardino dove essi passeggiano, mai purtroppo consapevoli delle bellezze del creato, ma pur tuttavia sorridenti, così come lo era quell’adolescente di nome Abdel, che stava leggendo su di un libro con metodo braille a rilievo ed alla domanda di Abba Marcello se gli piaceva studiare, rispondeva di si e che intendeva studiare fino a laurearsi, così da grande poteva aiutare la sua famiglia che era molto povera, trasparendo una serenità e mostrando un sorriso radioso, difficile da cogliere in altri ragazzi vedenti.

Toccante è stata la funzione religiosa celebrata in uno dei villaggi etiopi da Abba Marcello, contornata da canti di cori composti da giovani e balli di ringraziamento al “signore” a cui hanno partecipati tutti i presenti in chiesa. Fiumi di pagine possono scriversi a proposito del grande lavoro che questo prete missionario sta svolgendo in quel paese Africano, ma in questo mi ha preceduto Vincenzo Varagona giornalista del TG3, che ha scritto il libro “Abba Marcello – Viaggio nel cuore dell’Africa Missionaria”.

Antonio Cardinali