Bastano 6 ore di aereo per fuggire da una società che lentamente ci abbandona alla monotonia e catapultarci in un mondo nuovo, una realtà che risveglia i nostri sogni e il saper riconoscere il capolavoro che è il mondo che ci circonda.
Questo è l’Africa. Questo è perché l’Africa chiama. È stato un viaggio, per caso, ma mica un viaggio qualunque, un viaggio da cui non torni, o meglio, torni solo fisicamente, perché io con la testa sono ancora là.
Perché quando vivi un’esperienza così ti rimane tutto, mi basta chiudere gli occhi per un istante ed ecco che torno subito a pensare alle manine agitate dai bambini che salutavo dalla jeep, a quegli sguardi che ti conquistavano, perché dove non si può comunicare a parole, ecco che entra in gioco il linguaggio dei sorrisi. Ma davvero, quelli sono sorrisi che penetrano e arrivano dritti al tuo cuore che batte all’impazzata, così tanto che a volte hai quasi l’impressione che possa uscirti dal petto. Questo perché l’Africa ti fa provare un’infinità di emozioni incontrollabili.
L’Africa è la tenerezza di una bambina che ti prende la mano, che la accarezza e lentamente la sfiora con le dita, quasi curiosa nel vedere un colore diverso dal suo, che poi mentre sei ferma a guardare le treccine che avvolgono i suoi capelli, si alza in punta di piedi e ti bacia la guancia. L’Africa è la musica che ti trascina nella mischia e ti fa dimenticare le tue paure, che ti fa sentire viva, e a quel punto è così facile lasciarsi andare.
L’Africa è quando ti trovi per la prima volta davanti alla vera, immensa, bellezza della natura e allora cominci a respirare la libertà, di un mondo ancora non contaminato dall’uomo, e ti rendi conto dell’inutilità di tutto ciò di cui sei stato schiavo fino a quel momento, perché dopo la sola vista di quel paesaggio capisci che non ti manca proprio nulla.
L’Africa insegna. Mi chiedo se durerà per sempre, mi chiedo come mai un paese ricco come il nostro sia allo stesso tempo così arido di valori veri.
L’Africa ti insegna a cambiare il modo di vedere le cose e a non lasciarti trascinare dalla corrente che ti porta al continuo bisogno di avere di più, a non valorizzare ciò che già possiedi, a non essere consapevole di quanto in realtà tu sia fortunato. E forse non è un male che non esista un vaccino contro il Mal d’Africa, perché è solo quando senti la mancanza così forte di qualcosa che percepisci realmente quanto questo qualcosa ti abbia dato. Perché sì, quando si prepara la valigia per un’esperienza come questa si lascia a casa il superfluo, ma si torna a casa con un bagaglio di gran lunga più pesante. È ricco, di cose che non si possono comprare, che non si è in grado di cogliere se ci si limita a pensare a sé stessi.
E sull’aereo di ritorno, ricominciano quelle 6 ore che ti riportano a casa, dalla tua famiglia, dai tuoi amici, nella tua quotidianità, e rifletti su quanto il tempo sia passato velocemente, su quanto sia stato bello condividere quel viaggio con le persone che hai conosciuto e a quanto questo ti abbia scombussolato la mente. E allora capisci che ora l’Africa è anche un bisogno, una calamita, che ti provoca l’impossibilità di non farvi ritorno, perché a volte senti il bisogno di sentire quella terra rossiccia sotto le scarpe invece che l’asfalto, perché l’Africa ti fa amare i silenzi, l’Africa ti fa amare la vita.
Pesaro, li 15 Marzo 2017
Federica Olmi