Questo grande albero chiamato VITA!!!
E alla fine sono stati ben 14 giorni senza cellulare. Già sembra difficile trascorrere 6 o 7 ore di viaggio in aereo senza internet, figuriamoci due intere settimane! Forse basta questo per capire quanto sia sbagliata la nostra concezione di libertà. Non ci rendiamo conto delle manette che abbiamo ai polsi e delle catene che stringono il nostro corpo e i nostri sentimenti tenendoli legati saldamente al palo dell’egocentrismo. Siamo troppo presi dai nostri impegni per fare qualsiasi cosa…..ma uno sbaglio rimane tale finché ci rifiutiamo di correggerlo. Mi chiamo Lorenzo Gallucci e frequento il quarto anno del Liceo Musicale “Marconi” di Pesaro e parlo per tutti quelli che hanno avuto la fantastica possibilità di venire con me in Etiopia. Colgo l’occasione per ringraziare anche il Preside Riccardo Rossini ed il Prof. di Religione Marco Signoretti per averci dato l’opportunità di coronare questo piccolo, immenso sogno.
Le mie aspettative.
Prima di partire mi ero fatto raccontare qualcosa da chi aveva partecipato precedentemente a questo viaggio. Già dalle loro parole e dai loro sguardi avevo intravisto e percepito qualcosa di superiore che in qualche modo aveva avuto un effetto positivo sulla loro persona e li aveva sostanzialmente cambiati. Perciò le mie aspettative erano alte e, di conseguenza temevo venissero deluse. Ma una volta atterrato, nel tragitto da Addis Abeba a Soddo ( cittadina ove abbiamo alloggiato) mi sono accorto innanzitutto di quanto la natura sia meravigliosa! I miei occhi potevano godere di una bellezza straordinaria. Mi sono sentito per la prima volta, parte della natura, si, perché noi siamo parte di essa e tradirla è come tradire noi stessi. Io non posso e non voglio credere ai disastri ambientali di cui siamo responsabili e soprattutto non posso capacitarmi del fatto che tutto questo lo chiamano progresso. E’ proprio vero, non ci accorgiamo del valore di ciò che abbiamo finché non lo abbiamo perso. Ma in Africa non è così. La natura incute rispetto e non viene trattata con arroganza come facciamo noi, uomini occidentali che la asserviamo completamente ai nostri capricci. In Africa si respira la consapevolezza che la natura è fonte di vita e che l’uomo è un tutt’uno con essa. In Africa gli uomini sono diversi ma non nel senso che sono più sfortunati o ammalati o abbandonati. Sono invece forti, tenaci, determinati nelle loro scelte perché sanno che ne va della loro vita. Ed è fantastico come loro guardino direttamente alle radici di questo grande albero chiamato VITA. Loro riescono a riscaldare” globalmente” i nostri cuori e a cambiare il clima delle nostre anime.
Il sorriso di quei bambini.
Ritornando al viaggio, dovete sapere che siamo stati ospitati al centro “The smiling children town”, diretto dal fratellone del nostro Prof. Signoretti, il mitico Abba Marcello, aiutato da diversi collaboratori. Grazie a questo centro, Marcello è riuscito a donare speranze ormai abbandonate ai bambini e ragazzi etiopi che possono ricevere un’educazione (facendoli studiare presso alcune scuole della cittadina di Soddo), cibo, cure mediche e possono anche divertirsi grazie ai campi da calcio, basket e pallavolo, che sono stati allestiti per loro. Questi ragazzi possono essere considerati più “fortunati” perché hanno maggiori opportunità di altri, anche se, vivendo nel centro, ovviamente non hanno i genitori e sono lontani dalla loro famiglia. Già si può immaginare, quindi, la loro forza nel combattere queste difficoltà. Ma la cosa che in assoluto rende magica questa terra, è come loro, non avendo niente vogliono assolutamente donarti qualcosa; può essere un braccialetto, una banana, un mango, un sassolino o anche un semplice sorriso e, magicamente, tutto assume un altro valore, il cuore si riscalda e la sensazione di felicità interiore finisce per dominare anche la mente. Qui ho conosciuto la vera felicità, una sensazione che non è minimamente paragonabile alla soddisfazione mai ricevuta nel possedere qualcosa, anche se ardentemente desiderata. Loro nutrono un profondo rispetto per tutti e nei nostri confronti si sentono ingiustificatamente inferiori……ma il nostro essere lì dava loro una piccola speranza per il futuro che erano pronti a cogliere. Basta poco per migliorare la vita di centinaia di bambini: basta esserci! Loro sono li, ci saranno sempre per noi ma per aiutare loro dobbiamo prima aiutare noi stessi e non possiamo farlo se pensiamo di non poter superare 14 giorni senza cellulare.
La vita è un capolavoro.
Questo viaggio è stato fondamentale nella mia vita e sicuramente fino ad oggi è stata l’esperienza più forte che ho vissuto e sono molto grato per questo. Grazie all’Africa ho messo in discussione la mia vita e ho ridato ordine alle mie priorità. Mi sono reso conto di quanto tempo sprecassi ad occuparmi di sciocchezze, di quanta importanza avessero per me cose assolutamente inutili e di quanto poco valore io attribuissi alla mia vita. Mi sono reso conto che il disegno della nostra vita non solo è uno scarabocchio su un foglio, ma è un vero e proprio capolavoro! E io non voglio sprecare la mia vita ma voglio farne qualcosa di grande.
Testimonianza pubblicata sul giornale “il nuovo” in data 17 Aprile 2016.
Lorenzo Gallucci